XXXIV – ‘La Cometa D’Argento/III/6’

‘Nessun limite fisico o mentale ostacolava più i vusiani. Potevano spingersi dove volevano. Mutavano i loro corpi continuamente, anche molte volte in un giorno, pur di variare i loro Giochi sessuali. Le donne si agghindavano di fiche ovunque, si costellavano letteralmente di orifizi per poter ricevere quantità di cazzo sempre maggiori. Alcune si ingigantivano, si facevano alte decine di metri e usavano il totem come dildo. Altre si sfasciavano e ampliavano le bocche per poter spompinare interi quartieri, intere città. Gli uomini allungavano i loro cazzi, moltiplicavano le cappelle, si caricavano di dosi di sperma talmente massicce che finivano per travolgere le partner con fiumi di seme giallastro. Nessuno era più al sicuro. Si veniva coinvolti in Giochi sessuali sempre più insostenibili. Alcuni si clonavano di continuo in modo da poter morire all’acme delle loro pratiche. Le strade erano lastricate di cadaveri ripieni di sangue e merda. I vusiani avevano dimenticato la loro lingua, si esprimevano con orribili suoni gutturali, si trascinavano su molti arti, molti tentacoli, entravano in buchi, diventavano buchi. Esplodevano. A volte ti rifugiavi in casa, e un cazzo grosso come un ariete buttava giù la porta, e venivi trascinato fuori, e costretto a scopare, a straziare, a uccidere. Nella periferia Est non si era raggiunto quel livello di follia. Lì ricordavano ancora che la Sessualità è la via per l’evoluzione, e non per la regressione. Che essa andrebbe vissuta non con brutalità e violenza ma cercando di sublimarla senza reprimerla, armonizzandola ed estetizzandola fino a renderla una forma d’arte. La Cometa li stava facendo passare per quel travaglio, quindi quel travaglio era necessario. Ma questo non rendeva la vita su Wu meno infernale.’

Scritto da Mauro

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