XLVII – ‘Agente 11/2’

Arriva un messaggio. E’ Adèle. L’ha incontrata nel pub dove lei lavora. La visione l’aveva quasi ucciso: la somma di elementi eterogenei e incongruenti nello stesso corpo era, più che irresistibile, fatale. Viso smunto, da adolescente depressa, grandi occhiaie, carnagione grigiastra, l’impressione generale di una tristezza remota, vegetale. Ma sotto, un miracoloso sbocciare di sensualità matura. Maglietta a righe bianche e blu, una mano smaltata di rosso porta la sigaretta alle labbra; jeans attillati con dentro un gran culo da dea ancestrale, rotondo, abbondante, in ultraviolenta contraddizione con il viso anemico. E dulcis in fundo SCARPETTE ROSSE CON TACCO ALTO, un rosso lucido, spietato, abbagliante, innegabile attributo luciferino della giovane Medusa. Si erano parlati, si erano scambiati i numeri, si erano promessi di rivedersi. E adesso, sull’SMS, lei gli diceva in quale luogo e a quale ora, quella sera stessa. La Saggezza suprema riposa forse in qualche tana del Diavolo, tra le cosce della più troia tra le troie.

Scritto da Mauro

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