XLVI – ‘I Maghi Rossi/6’

‘Tu! Mi inculerai qui, davanti a tutti!’

Abdul la osserva. E’ incendiata dal piacere, dal potere esercitato sui due Maghi. Il suo corpo sembra emanare luce, una luce scaturente dal cuore della carne. Sale i gradini della pedana. Appoggia le mani sui braccioli del trono. Offre agli occhi di Abdul la polpa spaccata e succosa del suo culo supremo. Gira il viso verso di lui, per invitarlo. Sorride. Abdul si sfila il mantello e a passi lenti la raggiunge. Appoggia le grosse mani sulle sue reni. Ed ENTRA. E’ come ricevere un minareto su per il culo. Lei strilla, ulula. Fang, costretto a guardare, è roso dalla gelosia. Richiamati dalle urla gli altri due Maghi tornano nella sala, ancora stravolti dal rito. Abdul la sta pompando con violenza, la sta letteralmente ammazzando a colpi di cazzo. Le afferra i lunghi capelli neri e spinge ancora più a fondo, ancora di più, come a volerle bucare la gola. Non gli è sfuggito che Geminah porta al collo un pendaglio d’oro, il cui simbolo è lo stesso ch’era inciso sulla porta di Era. I Maghi conoscono l’Intuizione. Abdul afferra la nuca della donna e la schianta di muso sull’oro massiccio del trono. Fang non realizza immediatamente, e quando lo fa ha già Dohn dietro di sé, e una lama puntata alla schiena. Abdul le strappa via il pendaglio e comincia a correre; Br-nat è già nel corridoio. Il terzo Mago affonda la lama nel corto pelo grigio del custode e inizia a correre a sua volta. Quella ferita non lo fermerà a lungo. I Maghi sembrano volare. L’energia della piramide si fa sempre più stringente, soffocante, come folate d’aria compressa che li schiacciano dalle pareti. Poi i passi. I passi frenetici del custode. Il suono della vicina morte, dello strazio.

‘Fermatevi maledetti! Vi farò a pezzi! Avete ucciso la mia Signora!’

I tre corrono veloce, sostenuti da tutte le risorse spirituali di cui dispongono. La sciacallo è sempre più vicino, il corridoio non si decide a finire. Quando sembrano spacciati, appare la porta di Era. E’ una scommessa. Non sono sicuri di nulla. Hanno agito d’istinto, sin da quando Geminah è apparsa ai loro occhi. Ma l’istinto di solito non tradisce. Abdul solleva il pendaglio. Il muro dissolve. Il custode è a un passo, la sua lama li lambisce. Si tuffano nel vuoto, nel vortice d’oro e sabbia che è all’esterno. Atterrano sul morbido. Dietro di loro, l’immensa Era. SIGILLATA. Nessuna traccia di Fang. Seduti e impolverati, i tre tirano un respiro di sollievo.

‘Cristo Br-nat, come ti è venuto in mente di accettare il rituale?’

‘Non lo so. In quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare. Tu piuttosto, come sapevi che quel pendaglio era la Chiave?’

‘Non lo sapevo infatti…’

I tre ridono di gusto, come ridono i vecchi amici.

‘Ahahah! – fa Dohn – le donne… Come si sentono sicure del loro potere! E’ vero, hanno molte risorse, ma spesso dimenticano che c’è chi ne ha più di loro’

‘Cosa abbiamo imparato da questa avventura?’ chiede Abdul.

‘Beh, che anche alla donna più irresistibile si può sfuggire’

‘E io aggiungerei – dice Br-nat – che una volta che hai preso ciò che ti serve, non hai motivo di restare’

‘Maestro, sei il solito cinico…’

‘Affatto amico mio, affatto… Mi limito ad osservare il reale funzionamento del Tutto, e ad agire di conseguenza. E ciò è sempre saggio’

Scritto da Mauro

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Una risposta a XLVI – ‘I Maghi Rossi/6’

  1. psykhe ha detto:

    mi è piaciuto molto questo racconto.

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